95 anni di storia: tra il 1970 e il 1990, fino ad arrivare al presidente Manzaroli
Nella sua videointervista realizzata in occasione del 95esimo dell’Aero Club Milano (disponibile cliccando qui), Fabio De Ferrara ci ha raccontato di come gli anni tra il 1970 e il 1990 furono anni particolari, dai risvolti sia positivi che negativi. Fu l’allora presidente Roberto Manzaroli a prendere in mano l’Aero Club Milano per portarlo fuori dalle difficoltà.
Ripercorriamo questa parte di storia, grazie al lavoro di Fortunato Zinni e alla sua pubblicazione “Il parco, il volo, la fabbrica e la ricerca”.
Capitolo XIII, da pagina 69
Il 18 luglio del 2000, al Convegno, organizzato dal Comune di Bresso, sulla revisione del Piano Regolatore Generale della città, partecipa anche il Presidente dell’Aero Club Milano Roberto Manzaroli.
Il suo intervento susicta positive reazioni.
«Gentili signori, quale rappresentante dell’Aero Club Milano, che gestisce, di fatto, da moltissimi anni l’aeroporto di Bresso, vorrei rivendicare un merito storico. Se oggi siamoqui a parlare del Parco Nord, di Bresso, dei suoi confini, della sua esistenza, ciò è dovuto al fatto che l’aeroporto, esistente dal 1910, è stato da noi strenuamente difeso in tutti questi anni. In Aero Club è permanentemente esposta una documentazione fotografica che dimostra lo sviluppo delle costruzioni nell’area circostante l’aeroporto. Nell’immediato dopoguerra le case erano pochissime, progressivamente i prati hanno lasciato spazio alle costruzioni edificate, che hanno servito l’area. L’unico spazio rimasto vuoto è quello dell’aeropoto e delle servitù aeroportuali, che con i loro rigidi vincoli hanno fortunatamente impedito l’edificazione in determinate aree nelle immediate vicinanze dell’aeroporto medesimo. Se non ci fosse stato l’aeroporto è facile pensare come tutta l’area sarebbe oggi costruita e come il pensiero di realizzare un parco sarebbe mera utopia […]».
Nel corso del suo lungo intervento (diponibile integralmente nel volume sopra citato di Fortunato Zinni), Manzaroli toccò diversi temi: dalla storia dell’aeroporto, alla lunghezza della pista, passando per il traffico e la convivenza con la fauna. Poi concluse così il suo intervento nel Convegno organizzato dal Comune di Bresso sulla revisione del Piano Regolatore Generale della città: «Terminiamo con un auspicio e un appello, per cogliere tutti assieme un’opportunità data dalla circostanza. Come insegnano molti esempi sia in Europa sia in America, dove sono diffusi e apprezzati i cosiddetti “Park Airport”, nei quali la convivenza tra strutture diverse ma in fondo dotate di grande similitudine, quali un aeroporto e un parco pubblico, non è assolutamente incongruente. Spazi aperti, necessariamente liberi, rigoroso controllo dell’edificazione secondo quanto possibile e pianificato, e per quanto riguarda il nostro caso di piccolo aeroporto, spazi tranquilli e – rispetto all’ambiente circostante, vedasi l’autostrada che passa a Nord – silenziosi. Ne sono testimoni tutti gli animali che sono presenti nel Parco e in tutti i prati dell’aeroporto, in misura assolutamente straordinaria per il luogo: conigli, aironi, pernici e rondini, talpe e ricci che dimostrano come un ambiente teoricamente tecnologico sia in realtà un’oasi urbana di pace. Basta vedere i bambini quando visitano l’aeroporto per capire quanto vera sia questa dimensione. È un’opportunità per tutti, nella quale noi piloti crediamo; e il nostro appello è di non sprecarla».